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Soprintendenza archivistica e bibliografica della Liguria - Archivio di Stato di Genova

Giornata internazionale per l'abolizione della schiavitù 2025

Per celebrare la Giornata Internazionale per l'Abolizione della schiavitù, l’Archivio di Stato di Genova propone al pubblico due documenti del XV secolo, relativi alla liberazione di Lucia, schiava trentaduenne di origine zica, e al matrimonio da lei contratto nello stesso giorno con un giovane genovese. 
 

1479, ottobre 16, Genova 

Giorgio Spinola, liberto del defunto Eliano Spinola fu Nicolò, libera la schiava zica Lucia, già manomessa, dall’obbligo di servire Simone Negrone per il resto dei sei anni pattuiti, al fine di rendere possibile il matrimonio di lei con Teramo de Ferrari figlio di Giovanni de Clavonica; Simone Negrone si impegna a pagargli la somma complessiva di 32 lire a completamento del salario della donna per il periodo che ha servito nella sua casa 

 

1479, ottobre 16, Genova 

Lucia, liberta di Giorgio Spinola, e Teramo de Ferrari si scambiano la promessa matrimoniale; Simone Negrone si impegna a pagare a Teramo 100 lire come dote della sposa 


 

ASGe, Notai antichi, 930 bis, nn. 202-203.
 

Il 6 maggio 1478, al momento della manomissione di Lucia, Giorgio Spinola – schiavo liberto a sua volta – ha stabilito che la donna, allora trentunenne, continuasse a servire per sei anni nella casa di Simone Negrone, dove già si trovava, con la condizione che il salario di lei fosse pagato al suo antico padrone o alla moglie di lui, Antonia Siciliana. Informato del fatto che è stato trattato tra Lucia e Teramo de Ferrari un matrimonio che non potrebbe avere luogo, a causa del vincolo di servitù e dell’obbligazione contratta, Giorgio la libera dalle sue pendenze e le fa grazia del tempo restante, dal momento che questo gli viene ripagato da Simone Negrone. In casa di quest’ultimo, dinanzi a lui e a due donne della famiglia, si svolge quindi il matrimonio dei due promessi. Dopo aver invocato il nome di Cristo, il notaio chiede a Lucia se acconsente e accetta Teramo come suo marito e coniuge legittimo secondo il rito di Santa Romana Chiesa. Lucia pronuncia il suo consenso con voce alta e intelligibile e così fa Teramo, che prende tra le sue la mano destra della sposa e le pone nell’anulare l’anello nuziale. 

Se Giorgio Spinola – malgrado la sua precedente esperienza servile, o forse anche a motivo di questa – non fa nessuno sconto alla sua schiava, colpisce la generosità di Simone Negrone, che si accolla apparentemente senza alcun tornaconto il riscatto della donna e l’elargizione di una dote consistente, (100 lire, pari a quello che sarebbe il prezzo corrente della donna), che sarà pagata per metà a richiesta di Teramo, con saldo al momento dell’inizio della vita coniugale (transductio). La carità sembra peraltro essere un segno distintivo della famiglia di Simone: il 23 marzo 1527 suo figlio Melchiorre, dopo aver diseredato il figlio Simone per indegnità, destinerà buona parte del suo ingente patrimonio a opere di misericordia, istituendo un moltiplico di 200 luoghi di San Giorgio in favore dello Stato per alleggerire il cari­co fiscale che grava sull’esercizio della mercatura. In suo onore sarà eretta una statua in marmo – che lo raffigura in piedi, con in mano un cartiglio che richiama alla vera ricchezza – tuttora esposta nella sala del Capitano del Popolo a Palazzo San Giorgio. 

La schiavitù domestica è molto diffusa a Genova nel XV secolo anche tra le famiglie del ceto mercantile e artigiano. Vittime di guerra, razzie e povertà, gli schiavi provengono inizialmente dalle coste saracene e dalla Sardegna, quindi dal grande mercato del Mar Nero: sono tartari, russi, abkhazi, circassi, zichi, magiari, ungari, bulgari, greci, mingreli, lazi, più tardi albanesi, bosniaci, valacchi, mori di Malaga e Granada, ebrei della diaspora sefardita, turchi. Sono la “merce umana”, voce primaria nell’economia della Genova medievale. Come schiavi non hanno diritti; se liberati, si integrano nella società, formano una famiglia, diventano a tutti gli effetti cittadini di Genova.
 

Alla schiavitù in epoca medievale e moderna l’Archivio di Stato di Genova ha dedicato nel 2018 la mostra “Schiavi a Genova e in Liguria (secoli X-XIX)”, a cura di Giustina Olgiati e Andrea Zappia, con catalogo pubblicato dalla casa editrice Sagep.
 

La Direzione Generale Archivi ha dedicato alla schiavitù il video “Schiavi e padroni sotto il cielo di Genova”, nell’ambito dell’iniziativa “Gli Archivi raccontano l’Italia”.

 



Ultimo aggiornamento: 03/12/2025