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Archivio di Stato di Genova

La famiglia Baiona

Davide Baiona, Isacco Baiona, Rita Baiona, Silvia Venezia

Davide Baiona (o Bajona), figlio di Beniamino e di Linka Saltia, nasce a Salonicco il 15 gennaio 1872. Sposa in prime nozze Anna Abravanel, dalla quale nascono i figli Alice e Isacco, nati a Salonicco rispettivamente il 24 settembre 1910 e il 10 gennaio 1916. Rimasto vedovo, si risposa con Silvia Venezia di Abramo e Rachele Molho, nata a Salonicco il 13 agosto 1884. Da questo matrimonio nasce a Genova, il 17 novembre 1927, l’ultima figlia Rita.

Silvia e Rita vengono arrestate a Nervi il 29 maggio 1944 dalle SS tedesche. Isacco, fermato dalle Brigate Nere la sera del 22 agosto 1944 e ferito a una gamba durante la fuga, viene arrestato il giorno dopo insieme con il padre. A causa delle ferite ricevute subisce l’amputazione della gamba sinistra.

Dalla deposizione di Nicola Martinelli risulta che, al 28 dicembre 1946, Davide, Silvia e Rita Baiona non avevano ancora fatto ritorno dai campi di concentramento.

 

ASGe, Corte d’Assise Speciale, n. 30, fasc. 39, c. 37

 

L’anno millenovecentoquarantasei addi 16 del mese di agosto davanti a me Funzionario della Questura di Genova D’Aversa Giuseppe è presente:

MARTINELLI Nicola fu Tomaso e fu De Gennaro Giovanna nato a Terlizzi (Bari) il 1 gennaio 1894 residente a Genova via Posalunga n. 35/3 prof. parucchiere, che dichiara quanto segue:

Nel gennaio 1944 io quale consegnatario dell’appartamento sito in via Del Borgo n. 10/2 di proprietà di mia sorella Martinelli Maria diedi tale sito in affitto a certo Baiona Isacco di razza ebraica. Insieme a tale Baiona vi abitava anche il di lui padre Davide anche lui di razza ebraica. Le cose andarono bene fino all’agosto 1944 epoca in cui il Baiona Isacco venne fermato alla sera da una pattuglia di brigate nere appartenenti alla caserma Florio. Il Baiona durante il tragitto riuscii a fuggire e durante la fuga venne colpito alla gamba da alcuni colpi di mitra tirati dalle medesime b.n. Riuscì il Baiona a raggiungere il suo domicilio senonché alla mattina le medesime b.n. irruppero nell’appartamento catturando lui e il padre. La cattura avvenne in seguito alle tracce di sangue del Baiona lasciate sulla strada. Il figlio ferito venne portato all’Ospedale ove gli venne amputata la gamba e piantonato fino alla liberazione, mentre il padre veniva consegnato alle S.S. tedesche e deportato in Germania da dove non ha fatto ancora ritorno. Nel pomeriggio dello stesso giorno le brigate nere della caserma Florio a mezzo di un automezzo ritornarono nuovamente nell’appartamento ove asportarono ogni cosa lasciandovi solamente la mobilia. Vedendo tale saccheggio io mi feci avanti dicendo che tutto ciò che essi stavano per portare via non era di proprietà del Baiona ma bensì di mia sorella e quindi invitavo le b.n. a cessare da quella azione illegale. Le brigate nere mi tacciarono subito di falso e dopo avermi malmenato mi portarono via in stato di detenzione sotto l’accusa di aver dato ospitalità a due ebrei. Condotto alla caserma Florio sullo stesso automezzo carico di ogni cosa io venni subito passato nelle guardine ove rimasi circa sei giorni subendo ulteriori maltrattamenti e quindi rimesso in libertà dietro esclusivo interessamento dell’allora federale Sangermano. Appena uscito ritornai dal comandante pregandolo di restituire ciò che era mio. Malgrado le mie buone ragioni potei riavere solamente quattro materassi, due lenzuola a una piazza, una coperta pesante e una leggera, due giacche vecchie, e 3 o 4 paia di scarpe usate. Il resto invece venne trattenuto dalle brigate nere che pensarono successivamente a dividersi fra di loro. Premetto che quando mi vennero consegnati gli oggetti sopracitati davanti al comandante di tale caserma dovetti firmare una ricevuta fatta in maniera tale in modo da risultare che io avevo ricevuto tutto ciò che mi apparteneva. Valutando il maltolto ai prezzi di allora dichiaro di aver subito un danno di circa 200.000 mila lire, senza calcolare tutti gli oggetti preziosi che si trovavano contenuti in diversi astucci.

Degli oggetti preziosi specifico la mancanza di:

3 paia di orecchini in oro, 4 anelli con pietra, un servizio completo di posateria in argento per sei persone. Debbo pure accusare la sparizione di diversi servizi in cristalleria e sopramobili vari, e pertanto il danno subito tenuto calcolo di ogni cosa ammonta a circa 500.000 (cinquecento mila) lire.

A.D.R. Ricordo che quando io presi gli oggetti di cui sopra mia figlia Flora ebbe a parlare con il comandante delle B.N. Grandi e questi ebbe a dirle che poteva essere più che contenta di come erano andate le cose, facendo capire in tal senso che io potevo essere punibile con la deportazione In Germania.

 

Il V. Com. Agg. Di P.S.

 

 

ASGe, Corte d’Assise Speciale, n. 30, fasc. 39, cc. 98-99

 

L’anno millenovecentoquarantasei addi 27 del mese di Agosto davanti a me Funzionario di P.A. della Questura di Genova D’Aversa Giuseppe sono presenti MUSITELLI Maria di Alfredo e di Carmelina Porata nata a Genova Bolzaneto il 24/12/1921 prof. Impiegata e MUSITELLI Milena di Alfredo e di Carmelina Porata nata a Ge Bolzaneto il 27/5/1923 prof. casalinga entrambe domiciliate a Genova Via Piave n. 8/11 che dichiararono quanto segue:

Non ricordiamo bene la data ma nel 1944 si andò più volte all’Ospedale di S. Martino onde far visita al nostro fratellino Dino che trovavasi ricoverato al padiglione n. 9. In questa occasione avemmo la circostanza di conoscere anche tale Baiona anche questi ricoverato in seguito ad amputazione della gamba. Il caso di detto Baiona era talmente pietoso che noi due abbiamo continuato a fargli visita portando ogni volta qualche cibaria a titolo di conforto. In seguito venimmo a sapere che tale Baiona data la sua appartenenza alla razza ebraica venne trasferito al padiglione specialità ben s’intende piantonato in quanto si trovava nel padiglione detenuti. Un giorno recateci a far visita al Baiona notammo nel padiglione la presenza del Comandante delle B.N. tale Grandi Brenno che riconosciamo perfettamente nella fotografia che ci viene mostrata. Il Grandi subito ci disse di consegnare a lui il pacco ed esaminatolo e vedendo che si trattava di generi di conforto cominciò a dire che non era bello da parte nostra far visita a un ebreo in quanto era da considerarsi un nemico della patria. Noi rispondemmo che l’aiuto che noi portavamo a detto Baiona era disinteressato e mosso più che altro da un sentimento di pietà verso una persona completamente sola ed abbandonata. Il Grandi continuò nel suo atteggiamento e con frasi di pieno sapore fascista a farci notare che noi eravamo passibili di una punizione in quanto pur sapendo che il Baiona era di razza ebraica avevamo portato a lui questo aiuto non solo materiale ma anche morale. In quella occasione il Grandi dato che non portava gradi sulla giacca disse con tono di vanteria che lui era il comandante delle brigate nere e che era venuto appositamente al padiglione per dire al Baiona che lui era un nemico e come tale lo trattava. /

Volendo concludere possiamo dire in coscienza che il Grandi sia nei nostri riguardi che in quelli del Baiona non ebbe alcun senso di comprensione mostrandosi durante la conversazione accanito fascista. Al termine della discussione il Grandi aggiunse che sul nostro conto avrebbe assunto le relative informazioni onde accertare i nostri sentimenti politici e inoltre ci ingiunse di non recarci mai più dal Baiona e tanto meno portare al degente qualsiasi aiuto materiale e morale.

Letto, confermato e sottoscritto.

 

Maria Musitelli

Milena Musitelli

 

Il V. Comm. Agg. Di P.s. Aus.

 

ASGe, Corte d’Assise Speciale, n. 30, fasc. 39, c. 108

 

Verbale di sommarie informazioni

L’anno millenovecento 46 e questo di 28 del mese di Dicembre in Genova Ufficio del P.M. Corte Assise Sez. Spec. avanti a noi dott. Motta Sost. assistiti dal Cancelliere sottoscritto segretario è comparso:

Martinelli Nicola fu Tomaso di anni 52 da Tarlizzi residente a Genova via Cosalunga 25/3

I.R.:

Confermo la mia deposizione resa alla P.S. il 16/8 c.a. Oltre il Baiona Davide e l’Isacco della famiglia Baiona vennero arrestati anche la madre e la sorella, Silvia e Rita che furono arrestate a Nervi precedentemente il 29/5/44 dalle SS tedesche. Anche queste non hanno fatto più ritorno dai campi di concentramento. Alla caserma Florio io subii delle percosse da parte di Gallini Vittorio, ma non subii sevizie gravi perché ricevetti solo qualche schiaffo e qualche pugno. Che le Brigate nere si siano divisa la roba mia e dei Baiona lo seppi ultimamente in Questura.

Nella casa in via del Borgo si trovavano i mobili e gli oggetti di mia sorella e altra roba, indumenti ed oggetti di abbigliamento dei Baiona che abitavano nella casa al posto di mia sorella sfollata in provincia di Bari. Quando firmai la ricevuta di restituzione alla B.N. non era presente il Grandi. La ricevuta me la fece firmare un certo Sanguineti ed un altro che non conosco.

L.C.S.

 

Martinelli Nicola

Avv. Motta sost.

 

 

ASGe, Corte d’Assise Speciale, n. 30, fasc. 39, c. 109

 

Verbale di sommarie informazioni

L’anno millenovecento 46 e questo di 28 del mese di Dicembre in Genova Ufficio del P.M. Corte Assise Sez. Spec. avanti a noi dott. Motta Sost. assistiti dal Cancelliere sottoscritto segretario è comparso Baiona Isacco di Davide di anni 31 da Salonicco teste a Genova in piazza Duca degli Abruzzi Nervi 8/4.

I.R.:

Confermo integralmente la deposizione resa alla P.S. il 9/8 c.a. della quale la S.V. mi ha dato lettura precisando quanto segue. I nomi di Schiaffino Sanguineti e Guerci che hanno fatto parte della pattuglia che mi ha arrestato e poi mi ha sparato contro mentre tentavo di fuggire io li ho saputi quando ero all’ospedale, ove li ho rivisti e riconosciuti parlando con loro varie volte. A sparare contro di me sono stati tutti perché così mi dissero essi stessi. Si giustificavano dicendo che mi avevano in consegna e quindi erano responsabili di me. La gamba mi fu amputata perché rimasi senza cure per tutta una notte non essendo stato portato tempestivamente all’ospedale da parte delle B.N. le quali non trovarono un mezzo per trasportarmi. Ceci Giuseppe è il marito della sorella di Martinelli. Essendo stata sfollata la moglie del Ceci, che era disperso in Russia, il Martinelli mi affittò il loro appartamento.

Che a mio padre siano state ritirate L. 41.000 da parte del Colonnello Grandi mi è stato detto all’ospedale dal Guerci e da altri di cui non ricordo il nome. Non posso però dire che cosa il Grandi abbia fatto di questi denari. Delle mie L. 1500 ottenni per interessamento del Roggina la restituzione di sole L. 300. Nella ricevuta che dovetti dare queste L. 300 erano fatte figurare come l’intera somma portatami via, ma io vi aggiunsi di mio pugno che le ricevevo in accon-/to delle L. 1500. Il colloquio col Grandi io lo chiesi per ottenere la liberazione o la non consegna alle S.S. tedesche di mio padre, e quindi non chiesi nulla del danaro o degli oggetti portatimi via al Grandi, quando questi venne a parlarmi all’ospedale in seguito a mia sollecitazioni. Avendogli io raccomandato mio padre mi rispose testualmente che gli dispiaceva quanto mi era accaduto, chiamando ironicamente incidente l’accaduto e dicendomi che noi ebrei dovevamo essere considerati nemici e come tali da lui combattuti perché lui non guardava in faccia a nessuno. Con queste parole mi lasciò. Il Grandi uscendo incontrò due signorine certe Musitelli Maria e Milena abitanti in via Piave n. 8/14 le quali mi portavano dei pacchi, e pur consentendo loro di recapitarmeli le rimproverò del loro interessamento per un ebreo minacciandole di denunciarle alle S.S.

Della roba che mi è stata portata via nulla posso dire circa la fine che abbia fatto. Ho saputo solo dai vicini che erano venuti con un camioncino a caricare.

L.C.S.

 

Bajona Isacco

Avv. Motta sost.

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025