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Archivio di Stato di Genova

Ugo Del Vecchio

ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 185.

 

La straordinaria relazione che accompagna la richiesta di discriminazione di Ugo Del Vecchio delinea la storia di una famiglia che ha preso parte attiva alle vicende italiane, dalle campagne garibaldine alla prima Guerra Mondiale. I cinquant’anni di carriera di Del Vecchio alla Banca d’Italia, in patria come all’estero, in tempo di pace e di guerra, sono sempre improntati al senso del dovere, che trova la sua massima espressione negli ultimi giorni di Udine italiana, dopo la ritirata di Caporetto, nella convinzione che «la guerra si fa con gli uomini, con le armi e col denaro». Benché appoggiata da tutti gli Uffici responsabili dell’Istruttoria, la richiesta di discriminazione sembra non essere stata accolta, a differenza dell’istanza, presentata nel 1942, per ottenere il riconoscimento della non appartenenza alla razza ebraica del figlio Gianfranco, nato da matrimonio misto.

 

Memoria che accompagna la domanda di discriminazione di Ugo Del Vecchio

I provvedimenti enunciati nell’ordine del giorno votato dal Gran Consiglio del Fascismo il 6 ottobre 1938-XVII, rapporto al problema razziale, e il successivo R° Decreto Legge 17 novembre 1938 n. 1728 pubblicato nella Gazzetta ufficiale del 19 detto n. 264 impongono a me – Ugo Del Vecchio – il dovere (in conformità degli art. 14, 15 e 16 della Legge su indicata) di esporre nei riguardi miei e della mia famiglia quanto segue:

La mia famiglia poggia in via assoluta su fondamenta cattoliche. Mia moglie, Santa Caterina Michielli, sposata l’11 settembre 1923, è cattolica credente e osservante. Il figlio nato da questo matrimonio il 27 giugno 1927, Gian Franco Del Vecchio, è cattolico. Battezzato a Palmanova, luogo di origine di mia moglie, è stato allevato sotto la stretta osservanza dei canoni della religione cattolica. Egli ha passato la prima Comunione a Genova, il 29 giugno 1938, nella Chiesa del Sacro Cuore. Il tutto come risulta dall’allegato n. I – documenti a) b) c) d) ed e).

Io sottoscritto, Ugo del Vecchio, nato a Lugo di Romagna il 13 ottobre 1865, sono israelita. Non ho mai praticato né osservato i precetti della religione avita. Dico questo, non per viltà nel momento attuale, ma perché tale affermazione corrisponde a piena verità.

La libertà di coscienza e la considerazione generale sono retaggio della mia famiglia. Citerò, ad esempio, il fatto che, quasi duecento anni or sono, S.S. Benedetto papa XIV°, sotto il cui dominio era la Romagna, emanò a favore dei miei antenati un Privilegio (ne posseggo io, per successione, l’originale, come da fotografia – all. n. 2), in cui è detto:

«… ricerchiamo pertanto e per quello che a Noi spetta comandiamo che (i componenti la famiglia Del vecchio di Lugo) siano da ognuno rispettati volendo che godano di tutti quei privilegi prerogative ed ogni altra cosa che sogliono godere quelli che in simil grado servono la Santa Sede e che sia loro prestato ogni aiuto e favore in qualsi-/voglia luogo ed occorrenza; che, oltre il far cosa conveniente e dovuta, Noi ancora ne sentiremo piacere. Ed in fede l’abbiamo sottoscritta di nostro pugno e fatta munire del nostro Sigillo in Roma nella nostra Abitazione al Quirinale il 29 ottobre 1740».

Per dimostrare effettivamente quali siano i sentimenti di italianità e di patriottismo della famiglia da cui provengo, dirò:

            che mio padre – Del Vecchio Enrico – appartenne alla Guardia Nazionale di Lugo dal 21 gennaio 1863 al 28 dicembre 1865 (all. n. 3);

            che un mio zio paterno – Carlo Del Vecchio – prese parte alla Campagna Garibaldina del 1860-’61 e a quella dell’anno 1866 (all. n. 5);

            che un altro mio zio paterno – Del Vecchio Giulio – prese pure parte alla Campagna garibaldina dell’anno 1866 (all. n. 5);

            che, venendo a tempi più recenti, un mio fratello – Dr. Guido Del Vecchio – morto di paralisi cardiaca due mesi fa, mentre era accorso al letto d’un ammalato, fu nella Guerra Mondiale Capitano Medico, Direttore di un Ospedaletto da campo avanzato e fu insignito della Croce al Merito di Guerra (come da allegato n. 6);

            che un mio nipote (figlio di fratello) – Terzo Del Vecchio – morto giovanissimo (nel 1923) dopo lunga malattia, fu squadrista sin dall’anno 1919 (come da allegato n. 7) e regolarmente iscritto ai Fasci di Combattimento;

            che un mio cugino in 1° grado – Gualtiero Del Vecchio -, Capitano di Fanteria, medaglia di bronzo al valore militare, morì gloriosamente in combattimento il 21 novembre 1915 (potrò procurarmi il documento ufficiale);

            che un altro cugino in I° grado – Adriano Del Vecchio -, già combattente lui pure nella Grande Guerra, è invalido di guerra (certificato n. 1772574 per la riscossione della pensione di Guerra) ed è insignito dell’Encomio solenne della Military Cross Inglese e della Croce di Guerra al valor militare (potrò, occorrendo, fornire i documenti); /

            che altri miei parenti di 2°e 3° grado lasciarono la loro vita in battaglia (occorrendo potrò indicarli nominalmente) e furono decorati di medaglia al valore, alla memoria.

Aggiungo che mia moglie – come ho detto di religione cattolica – è vedova di guerra, essendo il suo primo marito, Filippo Pecoraro, Capitano di cavalleria, appiedato e trasferito nei bombardieri, caduto sul campo dell’onore nella notte dal 16 al 17 settembre 1917. Essa ha un figlio – nato da questo matrimonio – cattolico lui pure.

Quanto a me, all’età di 12 anni fui, nella mia famiglia, mandato agli studi a Kempten (Baviera), in un collegio internazionale, in cui la religione praticata era la cattolica. Ne uscii conoscendo quattro lingue.

Questo privilegio mi portò ad essere assunto in giovane età alla Banca d’Italia. Rimasi per circa 20 anni, di cui sei come ispettore, nell’Amministrazione Centrale. In quel periodo di tempo, compilai il Regolamento Generale della Banca, in gran parte tuttora in vigore. Passai poi alle funzioni di Direttore, e per oltre tre anni fui a capo della succursale di Mantova (1905-1909), per 14 anni (1909-1923) a capo della succursale di Udine, e per 13 anni (1923-1936) a capo della sede di Genova. 

Ero dunque a Udine – nella capitale di guerra – in qualità di Direttore di quella filiale della banca d’Italia e Capo della Sezione della R. Tesoreria Provinciale, nell’ante-guerra, durante la guerra, nel dopo-guerra, in età e con funzioni tali da non poter essere chiamato alle armi. Nel periodo di guerra, mio precipuo compito, oltre alle funzioni normali di per sé stesse importantissime, fu di provvedere, con una puntualità e con uno spirito di sacrificio di cui mi onoro, ai servizi di cassa del Comando Supremo e delle varie Armate di quella Fronte (2.a e 3.a Armata e Armata della Carnia) e a varie altre incombenze di carattere militare. Ebbi così rapporti con le più alte Personalità sia di Casa Reale (S.E. il Senatore Conte Mattioli Pasqualini) sia dell’Esercito (po-/trei citare i nomi di molti fra Comandanti e Generali che si succedettero in quella zona), sia con tutte le Autorità che in quel periodo affluivano a Udine.

Già alcuni anni prima dello scoppio della Grande Guerra erano state prese intelligenze per ogni eventualità di una invasione austriaca, ed avevo all’uopo concluso accordi col Generale Garioni prima, col Generale Tomaso Salsa poi; accordi che prevedevano lo sgombero di tutte le Banche poste al di là del Tagliamento e della Banca d’Italia che doveva tutto accentrare e a tutto provvedere, sotto la mia responsabilità e direzione, d’accordo col Comando Supremo. Cosiffatti accordi, come dirò in seguito, non ebbero esecuzione al momento del pericolo.

Più volte fui, per servizio, in zona di operazioni (vedi documenti e fotografie allegati: n. 8 e 9), sempre noncurante del pericolo. I frequenti attacchi di aeroplani su Udine, mi lasciarono ognora sereno e impavido al mio posto di lavoro. Il 27 agosto 1917 l’esplosione dei depositi di proiettili in località S. Osvaldo, prossima alla stazione ferroviaria, mi dette modo di contrapporre la più perfetta calma al panico generale che spopolò la città, minacciata dai gas asfissianti (v. fotografie allegate: n. 10 e 11), e di attuare rapidamente i provvedimenti atti a difendere i valori esistenti in Banca.

In pieno periodo di attività bellica tenni una conferenza pubblica nell’Aula Magna del Comune (Presidente S.E. Girardini) sulla emissione di un Prestito di Guerra. Tale conferenza fu subito seguita da una incursione aerea che mi procurò l’emozione e la gioia di veder abbattere dall’asso degli assi Baracca (mio compaesano e amico) un velivolo nemico. (Altre conferenze tenni anche in seguito, conseguendo brillantissimi risultati: v. ad esempio lettera del Prefetto di Udine – alleg. n. 12). 

Sopravvenuta l’offensiva di Caporetto, lasciai Udine col figlio quindicenne (la Madre era morta pochi mesi prima) sul mezzogiorno del / 28 ottobre 1917, nel momento dell’irruzione delle truppe nemiche, dopo di aver messo in salvo nel giorno antecedente, con energici provvedimenti (parla della subitanea opera mia, in un suo libro sulla guerra, il Generale Senatore Viganò) (v. estratto qui allegato al n.13) tutti i valori della Banca, dei terzi, dello stesso Comando Supremo (Segretariato Generale per gli Affari Civili) che si trovavano affidati alla Banca in custodia. Il personale dipendente lo avevo messo in libertà la sera del 27 con libri e registri, indirizzandolo a Treviso. Io, privo di disposizioni superiori, benché richieste, rimasi a Udine, malgrado ogni esortazione, con sprezzo del periodo, fermo al mio posto di dovere e fisso nel pensiero di dover essere presente per ogni richiesta di denaro che mi fosse stata rivolta dai cassieri militari per i bisogni delle Armate e per la salvezza della Patria.

Un avvertimento datomi dal Generale Salsa molti anni addietro, nel corso dei suaccennati accordi, era rimasto inciso nella mia mente. “Badi – egli mi aveva detto – che la guerra si fa con gli uomini, con le armi e col denaro. Lei rappresenta il denaro.  E perciò, in nessun caso potrà lasciare il suo posto se non dietro ordini superiori”. Su questo avvertimento regolai scrupolosamente la mia condotta. Partii il 28 ottobre all’incalzare del nemico, dopo aver messo in salvo tutti i valori e asportato quanto più potevo di documenti riservati; partii dopo aver accertato la chiusura di tutti gli uffici militari e civili, ultimo fra tutti i funzionari della città. Possono testimoniarlo il Prefetto di allora, Errante (del quale ignoro le attuali sorti), il Senatore Luigi Spezzotti, allora Presidente della Deputazione Provinciale di Udine, il Giudice Pampanini che mi fu per qualche tempo a fianco nel tragico cammino, e tanti altri.   

Ebbi, lungo la strada, traversie inenarrabili. Percorsi col figlio quindicenne 58 chilometri a piedi, privo di indumenti, senza mezzi di sussistenza, chiedendo l’elemosina di pane a soldati in ritirata, superando / i più gravi pericoli e le più gravi difficoltà. Sofferente di Tachicardia parossistica, feci il lungo tratto in mezzo agli stenti, camminando di giorno e di notte sui binari della ferrovia, attraversando il Tagliamento in piena, poco prima che il ponte di Casarsa fosse fatto saltare, fino a giungere, sfinito, a Treviso. Per tutte queste circostanze S.E. il Generale d’Armata Senatore Luchino Montuori (che era stato in quei giorni al Comando della II Armata), quando ne venne a conoscenza, si rivolse al Ministero della Guerra perché mi venisse conferita una Onorificenza di Guerra. Troppo tardi, perché la proposta potesse essere accolta (allegato n. 14). Avevo, ahimè, trascurato di far valere, in tempo, le ragioni che militavano a mio favore!

Nell’anno della occupazione nemica nel Veneto, rinunciando alla lusinghiera offerta del Governatore Stringher che mi destinava a Parigi quale Rappresentante della Banca d’Italia e dell’Istituto dei Cambi, non ebbi che un’aspirazione: attendere la vittoria delle armi italiane per ritornare a Udine. E vi accorsi immediatamente, in automobile, appena concluso l’armistizio. Arrivato nella città martire nei primi giorni di novembre 1918, provvidi subito alla riattivazione dei servizi di Banca e di Stato. Il primo saluto che ebbi al ritorno a Udine, devastata, fu di S.E. il Ministro della Real casa, Senatore Conte Mattioli Pasqualini (allegato n. 15).

Durante i cinquant’anni di servizio alla Banca d’Italia ebbi vari incarichi di fiducia, a Berlino, a Parigi, a Vienna (l’allegato n. 16 riguarda l’esito felice di una importante missione compiuta a Vienna nel 1922 per la costituzione della Banca Nazionale Austriaca e contiene l’encomio di S.E. Stringher e del Prof. Senatore Pantaleoni – era Ministro d’Italia il Sen. Orsini Barone – missione che si protrasse sino al marzo 1938, quando la Nationalbank fu assorbita dalla Reichsbank), e a Budapest. I primi due clearings furon da me studiati e trattati appunto a Vienna e a Budapest (erano Ministri d’Italia S.E. Auriti e S.E. Arlotta). Altri / incarichi di fiducia all’Estero ebbi dall’Istituto Nazionale per i Cambi e dall’Istituto di Liquidazioni (ora I.R.I.).

Nel periodo in cui S.E. Stringher fu Ministro del tesoro (1919) mi chiamò ripetutamente a Roma, per sentire le mie previsioni e per discutere intorno al riscatto delle Corone e delle Lire Venete che l’Austria aveva usato durante l’occupazione dei territori invasi. Mi chiamò pure per lo studio e la esecuzione dei provvedimenti riguardanti il risarcimento dei danni di guerra (posseggo, di tutto, documenti).

Dopo aver rinunciato, per ragioni di famiglia e di salute, a offerte di direzione di sedi importanti (nell’ottobre 1919 e nell’agosto 1921 la direzione della Sede di Trieste, come da copia di documenti che allego n. 17 e n. 18), accettai nel 1923 la destinazione alla Sede di Genova (unisco copia del telegramma augurale di S.E. Stringher – allegato n. 19 – giacché dallo stesso risulta la fiducia che sull’opera mia Egli riponeva). Nella nuova importantissima residenza, provvidi al necessario riordinamento e alla liquidazione delle numerosissime pendenze incagliate che si erano verificate negli anni precedenti, dando in pari tempo tutta la mia attività per corrispondere ai bisogni economici di questo grande Emporio marittimo, industriale e commerciale. Lettere e documenti che posseggo, dimostrano l’apprezzamento che si è fatto della ininterrotta e appassionata opera mia.

Scrissi, nel 1934, a Genova, una monografia sulle origini (genovesi) e sugli sviluppi della Banca d’Italia. In questo studio ho espresso in più punti la mia ammirazione per la provvidenziale opera del Fascismo, che ha portato l’Italia allo stato di potenza e autorevolezza di cui la Patria oggi si gloria. I brani che mi permetto di riprodurre (allegato n. 20) dicono quale fosse ed è il mio pensiero, quali siano il mio attaccamento e la mia dedizione al Regime e al DUCE.

I risultati delle varie emissioni di Prestiti, sia per i bisogni / di guerra, sia per il riordinamento delle finanze statali; la raccolta dell’oro per la Patria (vedi fotografie allegate al n. 21, lett. a) b) c)) ed altre attribuzioni di pubblico interesse, ebbero tutto il mio fervore e ottennero sempre il più alto e benevolo apprezzamento, oltre che del Governatore della Banca d’Italia S.E. Azzolini, dei Prefetti della Provincia (cito S.E. Porro e S.E. Albini – all. n. 22), dei Segretari Federali (cito il Marchese Negrotto Cambiaso e il Dr. Molfino), dei Podestà di Genova (Sen. Broccardi e Marchese Bombrini), dei Presidi della Provincia (Comm. Gardini) e del Consiglio Provinciale dell’Economia Corporativa (Gr. Uff. Moresco, Sen. Pozzo) che videro l’instancabile opera mia (posseggo numerosi documenti che, occorrendo, potrò esibire).

Già nel 1918 e anni successivi, avevo fatto parte del “Comitato per il Credito ai Profughi di Guerra”. A Genova consiglia e promossi l’iscrizione dei miei dipendenti al Partito Nazionale Fascista, svolgendo a tale scopo opportuna propaganda, e istituii il Dopolavoro della Sede locale della Banca d’Italia (all. n. 23).

Più volte fui chiamato dalla R. Università di Genova (R. Istituto Superiore di Scienze Economiche e Commerciali) a far parte delle Commissioni Esaminatrici per esami di laurea.

Dei miei sentimenti di sincera e pura fede fascista, come del contributo che ho dato per il benessere di questo operosissimo centro di affari, possono testimoniare le Autorità Governative, fasciste e cittadine, e, connesse, le Banche, le Società e le Aziende alle quali non lesinai, a ragion veduta, gli aiuti occorre per lo sviluppo delle loro sane e tenaci attività: tutti coloro, insomma, che mi conobbero, che mi avvicinarono e che, con parole e con scritti, vollero esprimere il riconoscimento della mia attività, il loro plauso e la loro gratitudine. Inoltre l’opera mia ebbe sempre il conforto dell’approvazione, più volte testimoniata dei miei Capi, e, in particolar modo, di S.E. Azzolini, sotto / la cui illuminata guida trascorsi l’ultimo periodo della mia lunga carriera.

Appartenni per molti anni al Comitato Finanziario dell’Ente Opere Assistenziali del Partito, e per dodici anni fui membro della Deputazione di Borsa.

Sono socio perpetuo della G.I.L. (come da foglio di disposizioni n. 1022 di S.E. il Segretario del Partito e da Brevetto che detengo).

Sono da più anni Cavaliere Ufficiale dell’Ordine dei S.S. Maurizio e Lazzaro e Grande Ufficiale della Corona d’Italia.

Nello stendere questa “Memoria” ho dovuto necessariamente mettere da parte ogni ritrosia e ogni modestia, per porre in evidenza non solo i precedenti di famiglia, di cui tiene conto l’Ordine del Giorno del Gran Consiglio, approvata il 6 ottobre, ma ben anche la mia vita di lavoro, i miei sentimenti, la mia fede: in altri termini quelle che mi permetto chiamare le mie personali benemerenze, anche queste considerate nel suddetto Ordine del Giorno e nel R. Decreto Legge 17 novembre, art. 14 lett. 6.

Giustificano il mio ardine il fine superiore cui tendo con tutta l’anima – fine ed aspirazione che si riassumono così: Che io, Ugo Del Vecchio fu Enrico, e di conseguenza, in base all’art. 15, mio figlio, dott. Carlo Del Vecchio (già procuratore della Federazione Italiana dei Consorzi Agrari) nato dal mio primo matrimonio – regolarmente inscritto anche egli al partito – possiamo, per superiore volontà e disposizione, essere ammessi alle discriminazioni di cui all’art. 14 del R. Decreto Legge 17 novembre, e, quali cittadini italiani,– avere ancora e sempre l’onore – perché di ciò meritevoli – di appartenere al Partito Nazionale Fascista, servitori fidati e fedeli del Paese, del regime, del Duce.

Firmato: Ugo Del Vecchio

Genova li 20 novembre 1938-XVII

Corso Aurelio Saffi, 15

 

Partito nazionale fascista

Federazione dei fasci di Combattimento – Genova

Segreteria Politica

Genova, 4 gennaio 1939 XVII

A S.E. Cav. Di Gr. Cr. Dr. Umberto Albini Prefetto di Genova

Oggetto: Difesa razza – Istanza Del Vecchio Gr. Uff. Ugo

Via A. Saffi 15, Genova

In riferimento al foglio contro segnato, comunico a V.E. che la Commissione avente il compito di esaminare e vagliare le domande di discriminazione ha espresso in merito alla domanda presentata dal Sig. Del Vecchio Ugo fu Enrico, il seguente parere.

Del Vecchio Ugo fu Enrico – di razza ebraica – iscritto al P.N.F. dal 29/10/1932.

Esaminato l’esposto si osserva che a prescindere dal giudizio che verrà espresso dall’apposita Commissione presso il Ministero degli Interni, considerata la sua appartenenza al P.N.F. e la stima che gode nell’ambiente bancario, e le benemerenze acquisite durante il periodo bellico come Direttore della Banca d’Italia sede di Udine, la Commissione ritiene si possa benevolmente esaminare la richiesta di discriminazione.

Parere che approvo.

Il Segretario Federale

(Giuseppe Massa)

 

Legione territoriale dei Carabinieri di Genova

Gruppo interno di Genova

Genova, addì 10 gennaio 1939 A. XVII.

Oggetto: Esito informazioni su appartenenti alla razza ebraica.

Alla Regia Prefettura di Genova

Del Vecchio Ugo fu Enrico e fu Saralvo Eugenia, nato a Lugo (Ravenna) il 13 ott. 1865, domiciliato e residente in Genova, Corso Aurelio Saffi n. 15/6, già direttore della Banca d’Italia – sede di Genova – ora pensionato, grande Ufficiale della Corona d’Italia e Cavaliere Ufficiale dell’Ordine dei SS. Maurizio & Lazzaro, risulta di buona condotta morale, penale e politica. E’ iscritto al P.N.F. dal 29 ott. 1932.

Convive con la moglie, Michielli Santina fu Ilario e di Toso Ida, nata a Palmanova il 24 novembre 1893, casalinga, ariana, cattolica, di buona condotta morale e politica e con figlio Gian Franco, nato a Genova il 27 giugno 1927, scolaro, cattolico, iscritto alla G.I.L. dal 1935.

Quanto è detto nell’istanza, che si restituisce, corrisponde a verità e, pertanto, in considerazione delle notevoli benemerenze acquisite dall’istante oltre che dall’attuale sua età, possa considerarsi come meritevole di uno speciale atto di discriminazione ai sensi del R.D.L. 17 n. 1728.

Parere favorevole.

 

Il tenente colonnello Comandante del Gruppo

(Giuseppe Butti)

 

Genova, 25 gennaio 1939

Minuta della lettera inviata dal Prefetto di Genova alla Direzione Generale per la Demografia e la Razza, ricavata dalla correzione di quella trasmessa dalla Questura il 21 gennaio 1939. 

Il parere espresso dal questore era: «Esprimo parere favorevole per l’accoglimento della istanza che restituisco unitamente agli allegati».

Raccomandata riservatissima

On. Ministero dell’Interno, Direzione Generale per la Demografia e la Razza – Div. Razza, Roma   

Oggetto:  Gr. Uff. Del Vecchio Ugo fu Enrico e fu Saralvo Eugenia, nato a Lugo di Romagna il 13/10/1865. Istanza di discriminazione per benemerenze eccezionali.

Per i provvedimenti di competenza, trasmetto l’unita documentata istanza presentata dal Gr. Uff. Del Vecchio Ugo, di razza ebraica, per ottenere la discriminazione a sensi dell’art. 14 lettera b. numero 6 del R.D.L. 17 novembre 1938 XVII n. 1728.

Il Gr. Uff. Del Vecchio Ugo è persona di ottima condotta, morale civile e politica, che ha, in ogni tempo, amato e servito con devozione la patria.

E’ iscritto al P.N.F. dal 29/10/1932 ma anche prima della iscrizione dimostrò di essere cosciente e fervente ammiratore del Regime.

 Appartiene a famiglia i cui componenti hanno dato prova di italianità e patriottismo. Il padre, Del Vecchio Enrico, appartenne alla Guardia nazionale di Lugo di Romagna dal 1863 al 1875; due zii paterni, Carlo e Giulio Del Vecchio, presero parte alle campagne Garibaldine del 1861 e 1866; il fratello Dr. Del Vecchio Guido fu, durante la guerra mondiale, direttore di un Ospedaletto da campo avanzato e insignito della Croce al Merito di Guerra.

E’ coniugato in seconde nozze con Michielli Santina Caterina di Ilario e Daso Ida Libera, nata a Palmanova il 24/11/1893, di razza ariana e di religione cattolica, vedova del Capitano Pecoraro Filippo, caduto in guerra il 17/9/1917, ed ha un figlio, a nome Gianfranco, nato a Genova il 24/6/1927, battezzato alla nascita.

Durante il periodo bellico il Del Vecchio fu direttore della succursale della Banca d’Italia di Udine e sopravvenuta l’offensiva di Caporetto rimase fermo al suo posto di dovere e lasciò la città solamente dopo avere messo in salvo tutti i valori ed i documenti / riservati e dopo di avere accertato la chiusura di tutti gli uffici Militari e Civili.

Nel 1923 fu nominato Direttore della sede di Genova e ricoprì tale carica fino al 1936, epoca in cui, dopo 50 anni di servizio, fu collocato a riposo.

Nella importante carica prodigò tutta la sua intelligente, fattiva operosità, per corrispondere ai bisogni di questo grande emporio marittimo, industriale e commerciale.

Le varie emissioni di prestito, la raccolta dell’oro per la Patria e altre importanti attribuzioni di pubblico interesse ebbero sempre il suo favore ed ottennero il più alto apprezzamento.

Per molti anni fu membro del Comitato Finanziario dell’Ente Opere Assistenziali del Partito e per 12 anni membro della Deputazione di Borsa.

Il Gr.Uff. Del Vecchio chiede che la discriminazione richiesta venga estesa al figlio Dr. Carlo, nato a Roma il 6/7/1902 dal suo primo matrimonio con Dircea Formigini.

Quest’ultimo risulta pure di ottima condotta morale civile e politica ed è iscritto al Fascio dal 29/10/1932.

D’intesa con la Federazione Fascista esprimo parere favorevole all’accoglimento della istanza, essendo il Gr. Uff. Del Vecchio funzionario scrupolosamente corretto, che ha speso mezzo secolo di vita con entusiasmo e devozione al servizio della Patria e del Regime.

Allego lo stato di famiglia e documenti vari.

 

Il Prefetto.

 

Genova, 9 febbraio 1942

Nota manoscritta del Prefetto di Genova al Questore sulla richiesta presentata da Ugo Del Vecchio per ottenere il riconoscimento della non appartenenza alla razza ebraica per il figlio Gianfranco, nato da matrimonio misto.

 

 9 – 2 – 942

Questore

Genova

Il Gr. Uff. Ugo Del Vecchio, qui residente in Corso Aurelio Saffi n. 15 – 6. ha presentato istanza intesa ad ottenere il riconoscimento della non appartenenza alla razza ebraica del proprio figlio Gianfranco Edoardo, nato da matrimonio misto.

Prego comunicarmi dettagliate informazioni sul conto dei genitori e di detto figlio, specificando / s’egli sia stato inscritto a comunità israelitiche o abbia compiuto atti di ebraismo.

 

Il Prefetto.

 

Genova, 23 febbraio 1942

Minuta della lettera inviata dal Prefetto di Genova alla Direzione Generale per la Demografia e la Razza, ricavata dalla correzione di quella trasmessa dalla Questura il 19 febbraio. 

Il parere espresso dal questore era: «Esprimo parere favorevole per l’accoglimento della istanza che restituisco unitamente agli allegati».

Genova, 23 febbraio 1942 – A. XX

Ministero Interno

Demorazza – Roma

Oggetto:  Gianfranco Edoardo Del Vecchio. Accertamento razza.

Per le determinazioni di competenza trasmetto l’unita istanza del Gr. Uff. Ugo del Vecchio, intesa ad ottenere il riconoscimento della non appartenenza alla razza ebraica del figlio Gianfranco Edoardo.

Nato a Genova il 24.6.1927, studente, egli risulta di regolare condotta morale e politica.

E’ iscritto alla GIL e fa parte del 30° Battaglione Avanguardisti Specializzati – Reparto Pre-Aeronautico.

Nato da padre di razza ebraica e da madre ariana e cattolica, risulta battezzato il 13.7.1928 nella chiesa parrocchiale del Santo Redentore di Palmanova (Udine); non costa che sia stato iscritto alla locale comunità israelitica, neppure come contribuente, né che abbia qui compiuti atti di ebraismo.

Il padre, gr. uff. Del Vecchio Ugo fu Enrico, già direttore della locale sede della Banca d’Italia, risulta tuttora iscritto alla locale comunità israelitica, della quale è contribuente; ha in corso domanda di discriminazione.

Già iscritto al P.N.F. dal 1932 e socio perpetuo della GIL, fu radiato dal Partito in seguito ai provvedimenti razziali.

E’ coniugato, in seconde nozze, con Michielli Santina fu Flavio e fu Toso Ida, nata a Palmanova il 24.11.1893, casalinga, ariana e cattolica, vedova del capitano Pecoraro Filippo, caduto in guerra nel 1917. /

I coniugi Del Vecchio durante la lunga permanenza in questa città hanno serbata regolare condotta morale e politica, senza dar luogo a rilievi.

 

Il Prefetto.

 

R. Questura di Genova

Divisione Gab.

Genova, 6 aprile 1942 A. XX

Alla R. Prefettura di Genova

Con riferimento alla richiesta sopradistinta, si trascrivono le informazioni della R. Questura di Ravenna e di Udine, fornite rispettivamente con lettere dell’11/3/42 e del 1/4/1942:

Del Vecchio Ugo fu Enrico e fu Saralvo Eugenia, nato a Lugo il 13 ottobre 1896, non è conosciuto da alcuno a Lugo poiché il medesimo emigrò per Genova poco dopo la sua nascita.

Il Del Vecchio è immune da precedenti penali.

Il figlio Gian Franco Edoardo e la moglie Michielli Santina fu Flavio e fu Toso Ida, nata a Palmanova (Udine) il 24 novembre 1893, non hanno mai risieduto a Lugo e vi sono pertanto sconosciuti.

Gli stessi non sono iscritti a comunità israelitiche di detta città.

La signora Michielli Santina – vedova Filippo Pecoraro capitano di cavalleria del 20° Roma, fu Ilario e fu Toso Ida Libera, nata a Palmanova il 24/11/1893, residente in Udine, contrasse il secondo matrimonio con Del Vecchio Ugo fu Enrico e fu Saralvo Eugenia, nato a Lugo di Ravenna il 13/10/1865, in Palmanova l’11 settembre 1923.

I suddetti durante la loro permanenza in questa provincia tennero buona condotta morale, civile e politica, ed agli atti di questo ufficio risultano incensurati.

Il Del Vecchio Giovanni Francesco, figlio legittimo e naturale di Ugo e di Michielli Santa Caterina, nato a Genova il 24/6/1927 è stato qui battezzato il giorno 13/7/1928.

I predetti qui non sono iscritti a comunità israelitiche e non consta abbiano comunque compiuto atti di ebraismo.

 

Il Questore

 

Alla Eccellenza il Prefetto di Genova

Il giorno 7 febbraio scorso, il sottoscritto Del Vecchio Grande Ufficiale Ugo, Ufficiale Mauriziano, già Direttore della Banca d’Italia, sede di Genova, consegnava brevi mano a codesta R. Prefettura una istanza indirizzata al Ministero dell’Interno, Direzione Demografia e Razza Roma, accompagnata da N° 6 (sei) documenti dai quali risultava che il di lui figlio Del Vecchio Granfranco Edoardo Lillo, nato a Genova il 24 giugno 1927 dal di lui matrimonio misto (celebrato civilmente e anche con rito cattolico come da documento) con la signora Michielli Pecoraro Santina vedova di guerra, ariana, era stato battezzato, aveva regolarmente celebrato la 1° Comunione ed era stato allevato secondo i precetti della Religione Cattolica. Risultava pure che il giovane era stato allevato con sentimenti patriottici e fascisti; che aveva appartenuto sino dalla prima infanzia al Gruppo Fascista “Rusca” ed era passato poi, come è attualmente, Avanguardista nel 30 Battaglione Avanguardisti Specializzati – Reparto Pre-aeronautici

Scopo della istanza e della documentazione era, ed è, quello di ottenere il certificato di arianità del figlio suddetto. /

Essendo ora giunto a conoscenza del sottoscritto che la documentazione di cui sopra non sarebbe sufficiente in quanto occorre comprovare la discendenza ariana della madre, si fa ora seguito alla suindicata istanza del 7 febbraio u.s. per rimettere i seguenti altri documenti:

7°) Atto di nascita del nonno del giovane Gianfranco Del Vecchio, Michielli Ilario;

8°) Certificato di battesimo del medesimo, rilasciato dalla Regia Arcipretura di Palmanova (Udine);

9°) Atto di nascita della nonna Toso Ida Libera;

10°) Certificato di battesimo della stessa, rilasciato dalla suddetta Regia Arcipretura.

Completato così l’incartamento, il sottoscritto fa appello alla cortesia della E.V. perché voglia disporre per l’inoltro degli anzidetti ulteriori documenti al Ministero dell’Interno, Direzione Demografia e Razza, con riferimento ai documenti precedentemente trasmessi, e perché si compiaccia sollecitare con benevola disposizione la conclusione della pratica secondo la richiesta del 7 febbraio scorso.

Preme in modo particolare al sottoscritto di vedere sistemata la cosa, tanto più che dovendo assoggettarsi prossimamente ad un atto chirurgico, amerebbe in / ordine a tale pendenza affrontare con tranquillità i rischi dell’operazione.

Ringrazia ed ossequia.

Genova 27 aprile 1942 XX°

 

Ugo Del Vecchio

Corso Aurelio Saffi 15/6

 

Il nome di Ugo Del Vecchio è registrato al n. 149 della lista elettorale del 1937 della Comunità Israelitica di Genova, al n. 430 della Rubrica A del censimento degli ebrei del 1938, dove nella colonna “Estremi del D.M. di discriminazione” non è segnato nulla. Non risulta registrato il figlio Carlo, nato dal primo matrimonio con Dircea Formigini, mentre il nome del secondo figlio Gian Franco, nato dal matrimonio con Santina Michielli, è riportato al n. 105 della Rubrica B, “Nominativi dei nati da matrimonio misto considerati non appartenenti alla razza ebraica”.

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025