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Archivio di Stato di Genova

Vittorio De Semo

ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 185. 

 

Vittorio De Semo fu Giacomo presenta domanda di discriminazione il 30 marzo 1939, richiamando la costante fedeltà alla patria italiana dei membri della sua famiglia, per quanto nati all’estero, e il suo dolore dinanzi alle limitazioni che gli vengono imposte dalle leggi razziali: «Enorme disdoro, profonda umiliazione sarebbe quella di vedersi considerato un cittadino minorato nei propri doveri e nei propri diritti, senza mai avere demeritato, ma, anzi avendo sempre in ogni tempo ed in ogni circostanza lottato per l’ideale supremo di appartenere a questa Nazione». Le vicende della famiglia di Vittorio De Semo e di quella della moglie Wanda Labi si svolgono tra Corfù e Mansura, Tripoli e la Libia. La richiesta di discriminazione, ritenuta non rispondente alle condizioni volute dalle disposizioni vigenti, viene respinta.

 

On.le Ministero dell’Interno

Ufficio Demografia e Razza

Roma

per tramite della R. Prefettura di Genova

Domanda di discriminazione di Vittorio De Semo fu Giacomo, nato a Mansura (Egitto) il 21 febbraio 1900, cittadino italiano, residente in Genova in via Podgora n. 2 int. 3.

Motivi di appoggio al ricorso

Il ricorrente pone a fondamento e giustificazione della sua domanda la secolare tradizione di italianità della sua famiglia, nonché il suo incrollabile attaccamento a questa terra, considerata sempre sua unica e vera Patria.

Ma se essere Italiano può essere soltanto un gioco del destino per chi ha avuto la fortuna di nascere su questa terra, l’essere italiano, per chi è nato all’estero ed ha respinto tutti gli allettamenti di protezione straniera, anche nei momenti oscuri della vita italiana, è sicuramente prova di volontà, di appassionato amore per la Patria.

Enorme disdoro, profonda umiliazione sarebbe quel-/la di vedersi considerato un cittadino, minorato nei propri doveri e nei propri diritti, senza mai avere demeritato, ma, anzi avendo sempre in ogni tempo ed in ogni circostanza lottato per l’ideale supremo di appartenere a questa Nazione.

Valga il vero: il padre del ricorrente, Giacomo De Semo, di famiglia italiana, nacque a Corfù nel 1844, quando l’isola era sotto il protettorato inglese. Rifiutò la possibilità della cittadinanza inglese. Allorché fu annessa alla Grecia, rifiutò ancora la nuova cittadinanza e si conservò italiano, come lo erano stati per secoli i suoi antenati.

Questi fatti, che in oggi, per le nuove fortune dell’Italia Imperiale, potrebbero parere insignificanti, acquistano particolare rilievo per i tempi in cui avvennero: tempi in cui, malauguratamente l’Italia era ben poca cosa nel rango delle nazioni.

Giacomo De Semo si trasferì successivamente in Egitto, a Mansura, ed ivi dal 1892 al 1895 coprì la carica di Cancelliere di quel Consolato Italiano. Si sposò nel 1895, ed i figli nati dal matrimonio (il ricorrente ed il fratello Abramo De Semo) furono iscritti dalla nascita al Consolato Italiano, ed educati alla fede della Patria.

Proveniente da tali origini, cresciuto con una edu-/cazione di fervido patriottismo il ricorrente ebbe sempre, come supremo ideale il sentimento di italianità.

In Italia compì tutti i suoi studi, in Italia contrasse matrimonio, in Italia esplicò sempre la sua vita privata improntata a senso di civismo, partecipò sempre a tutti i destini della Patria.

Compì il proprio servizio militare come Ufficiale di complemento di artiglieria. Nel 1933 venne promosso tenente a scelta.

E’ iscritto al Partito Nazionale Fascista con tessera A. XVI n. 46573.

Come lui, gli altri membri della sua famiglia diedero prove tangibili di sentimento di italianità.

Il fratello maggiore, Abramo De Semo, nato a Mansura il 1897, sempre residente in Egitto, venne volontariamente in Italia per combattere nella grande Guerra, e prestò servizio dal 1916 alla fine della conflagrazione.

La moglie, Vanda Labi, cittadina italiana, di famiglia italiana è figlia del fu Enrico Labi, Cavaliere Mauriziano, fondatore e primo presidente della Dante Alighieri di Tripoli. Fu tra i pionieri della penetrazione commerciale in Libia.

Il ricorrente solamente per ragioni di età (egli è nato nel 1900 e quindi allo scoppio della Guer-/ra aveva quindici anni) non poté, come il fratello, partecipare al combattimento. Ma egli confida che tutte le prove date, singolarmente, dai suoi Avi, e dalla sua famiglia, di attaccamento alla Patria, gli valgano almeno come titolo per non subire il disdoro di non potere più oltre servire la Patria in pace e in guerra.

Si onora anche di far presente che all’infuori della accennata finalità, nessun’altra egli persegue, con questa istanza.

Invero egli non possiede beni di fortuna, vivendo solo del proprio lavoro. Non quindi egli aspira a qualche convenienza egoistica per sé o per la moglie, ma soltanto a conservare intatto, purissimo, il suo ideale di cittadino italiano, affratellato con tutti gli altri figli di questa Patria comune.

Voglia l’illuminata senso di giustizia dell’On.le Ministero dell’Interno, in base alle facoltà discrezionali riservategli dalla legge razziale, accogliere la sincera invocazione del ricorrente.

Con osservanza.

Genova 30 marzo 1939 XVII

 

Vittorio de Semo

 

Legione territoriale dei Carabinieri di Genova

Gruppo interno di Genova

Genova, li 14 aprile 1939 A. XVII°.

Alla Regia Prefettura di Genova

Oggetto: Informazioni su appartenenti alla razza ebraica

De Semo Vittorio fu Giacomo e fu Sofia Belleli, nato a Mansura (Egitto) il 21 febbraio 1900, residente in Genova, via Podgora n° 2/3, risulta:

I°) Buona condotta politica. E’ inscritto al P.N.F. dal 31 luglio 1933 ed ha dimostrato sempre sentimenti patriottici;

2°) E’ tenente di artiglieria di complemento in congedo, senza avere preso parte alla guerra Italo-Austriaca perché della classe 1900;

3°) Non ha benemerenze sociali di carattere eccezionale, avendo svolto la sua attività quale direttore per la importazione di pellicole cinematografiche della casa americana “Paramounth”;

4°) Risulta avere contribuito al versamento di “Oro alla Patria” con grammi 27,05 e oblazioni in favore dell’ex Ente Assistenziale del P.N.F.;

5°) Buona condotta morale. Convive con la moglie, Ladi Wanda fu Enrico e fu Emilia Raffaele, nata a Tripoli il 26/8/1904, casalinga, senza figli, pure israelita, di buona condotta in genere. I predetti godono buona estimazione pubblica;

6°) Non si trova nelle condizioni volute dalle disposizioni vigenti e perciò questo Comando esprime parere contrario alla concessione della chiesta discriminazione.

Si restituisce l’istanza.

 

Il tenente colonnello comandante del gruppo

(Giuseppe Butti)

 

Partito Nazionale Fascista

Federazione dei Fasci di Combattimento - Genova

Segreteria Politica

Genova, 29 aprile 1939 XVII

A S.E. il Prefetto di Genova

Oggetto: Difesa razza istanza De Semo Vittorio fu Giacomo – Via Podgora 2/3 Genova

In riferimento al foglio contro-segnato, comunico a V.E. che la Commissione avente il compito di esaminare e vagliare le domande di discriminazione, ha espresso in merito alla domanda presentata dal Sig. De Semo Vittorio fu Giacomo, il seguente parere:

DE SEMO Vittorio fu Giacomo – di razza ebraica –

Iscritto al P.N.F. dal 31/7/1933. Esaminato l’esposto, non riscontrando in esso gli elementi richiesti dalla Legge, atti ad ottenere la discriminazione, la Commissione esprime parere contrario all’accoglimento della domanda.

Parere che approvo.

 

Il Segretario Federale

(Giuseppe Massa)

Il Vice Segretario Federale

(Armando Cereseto)

 

Genova, 5 maggio1939

Minuta della lettera inviata dal Prefetto di Genova alla Direzione Generale per la Demografia e la Razza, ricavata dalla correzione di quella ricevuta dalla Questura il 6 aprile 1939. Il parere espresso dal questore era: «Esprimo parere favorevole per l’accoglimento della istanza che restituisco unitamente agli allegati».

Riservata – Raccomandata Urgente

Genova, 5.5.1939 – A. XVII°

On. Ministero dell’Interno, Direzione Generale per la Demografia e la Razza – Div. Razza, Roma

Oggetto: De Semo Vittorio fu Giacomo e fu Belleli Sofia nato a Mansura (Egitto) il 21.2.1900, abitante in Genova - Domanda di discriminazione per eccezionali benemerenze.

Per i provvedimenti di competenza trasmetto l’unita documentata istanza, prodotta dall’ebreo De Semo Vittorio per essere discriminato a sensi dell’art. 14, lett. b, n. 6, del R.D. 17.11.38. XVII n. 1728 sulla difesa della razza italiana.

Il De Semo, residente in Genova da molti anni, risulta di buona condotta morale civile e politica ed immune da precedenti sfavorevoli in questi atti.

E’ coniugato con Labi Wanda fu Enrico e di Raffael Emilia nata a Tripoli il 26.8.1904, pure di razza ebraica, e non ha figli.

Per circa 13 anni fu direttore della Soc. “Film Paramounth” ora in liquidazione.

E’ tenente d’Artiglieria di complemento e fu iscritto al P.N.F. dal 31.7.1933.

Il di lui padre, nato a Corfù da cittadini italiani, avrebbe rinunziato prima alla cittadinanza inglese, e poi alla greca, per mantenersi italiano e dal 1892 fino al 1895 avrebbe ricoperto la carica di cancelliere del Consolato Italiano di Mansura (Egitto).

Il fratello del ricorrente, residente in Egitto, sarebbe rimpatriato volontariamente per prestare servizio militare durante la grande guerra.

Il padre della moglie, Labi Enrico, defunto, fu fondatore della Dante Alighieri in Tripoli e fu tra coloro che diedero impulso alla penetrazione commerciale in Libia.

Chiede che la invocata discriminazione sia estesa anche alla moglie che risulta pure di buona condotta in genere.

 

 

Il nome di Vittorio De Semo è registrato al n. 152 della lista elettorale del 1937 della Comunità Israelitica di Genova, al n. 435 della Rubrica A del censimento degli ebrei del 1938, dove la moglie Wanda Labi e la suocera Emilia Raffael figurano rispettivamente ai numeri 858 e 1378. I tre lasciano Genova nel 1940 a causa dei bombardamenti e si trasferiscono a Mira, nei pressi di Venezia, insieme con altri congiunti. Spostatisi in Lombardia per organizzare la propria fuga in Svizzera, vengono arrestati dai fascisti il 3 dicembre 1943 a Porto Ceresio. I loro nomi figurano tra quelli degli “Ebrei detenuti nella guardina della locale questura in attesa di essere trasferiti nel Campo di concentramento di Calvari in  Chiavari”. Il 30 gennaio 1944 partono per Auschwitz, dove Emilia Raffael viene uccisa il giorno stesso dell’arrivo, il 6 febbraio. Non è invece conosciuta la data della morte di Vittorio e Wanda, che non sopravvivono al campo di concentramento.

A Vittorio De Semo, Wanda Labi e Emilia Raffael sono state dedicate tre pietre d’inciampo a Milano, in via Mascheroni 8, dove si trovava la pensione Maria Ray, nella quale alloggiarono durante il tentativo di fuggire dall’Italia:

Vittorio De Semo

Wanda Labi

Emilia Raffael

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025