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Archivio di Stato di Genova

Cittadini italiani

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Il processo che porta gradualmente al riconoscimento dello status di cittadino italiano per le persone di religione ebraica risiedenti in Italia ha inizio negli Stati del Regno di Sardegna con lo Statuto promulgato il 4 marzo 1848 da Carlo Alberto, che all’art. 1 promuove la Religione Cattolica a religione di Stato ma stabilisce nel contempo la tolleranza nei confronti degli altri culti:

Art. 1. La Religione Cattolica, Apostolica e Romana è la sola Religione dello Stato. Gli altri culti ora esistenti sono tollerati conformemente alle leggi.

L’Art. 24, che apre la sezione “Dei diritti e dei doveri dei Cittadini”, prevede l’eguaglianza dinanzi alla legge di tutti i «regnicoli, qualunque sia il loro titolo o grado», il godimento da parte di tutti dei diritti civili e politici e la loro ammissibilità alle cariche civili e militari «salve le eccezioni determinate dalle Leggi».

 

Il 29 marzo 1848 il Regio Decreto n. 688 stabilisce la concessione di tutti i diritti civili agli ebrei residenti nel Regno:

«Gli Israeliti regnicoli godranno dalla data del presente di tutti i diritti civili e della facoltà di conseguire i gradi accademici, nulla innovato quanto all’esercizio del loro culto, ed alle scuole da essi dirette. Deroghiamo alle leggi contrarie al presente».

Il 15 aprile il Decreto Luogotenenziale n. 700 apre agli Ebrei la carriera militare:

«Gl’Israeliti regnicoli saranno quindi innanzi ammessi a far parte della Leva militare di conformità alle leggi e discipline esistenti».

 

Il 19 giugno 1848, «Volendo togliere ogni dubbio sulla capacità civile e politica dei cittadini, che non professano la Religione cattolica», viene promulgato il Decreto Luogotenenziale n. 735 che sancisce:

«La differenza di culto non forma eccezione al godimento dei diritti civili e politici, ed all’ammissibilità alle cariche civili e militari».

Tale complesso di norme viene esteso a tutti i territori annessi al Regno di Sardegna a seguito delle guerre di indipendenza e, nel 1870, alla Comunità ebraica di Roma.

Malgrado la persistenza di posizioni antisemite in alcune riviste come La civiltà cattolica, fondata dai Gesuiti nel 1850, diversi esponenti delle comunità ebraiche partecipano attivamente alla costituzione dello Stato unitario, combattendo come volontari al seguito di Garibaldi e prendendo parte alle Guerre di Indipendenza. Nella società del Regno d’Italia si distinguono avvocati, medici, docenti universitari, ufficiali dell’esercito ma anche uomini politici di religione ebraica. Dal 1902 al 1920 il numero di senatori ebrei passa da 6 a 19; sono di origine ebraica i primi ministri Sidney Sonnino (1906) e Luigi Luzzati (1910); il sindaco di Roma Ernesto Nathan (1907-1913); il generale Giuseppe Ottolenghi, scelto da Umberto I come insegnante di materie militari per il futuro sovrano Vittorio Emanuele III.

Fra il 1888 e il 1938 nelle forze armate italiane figurano più di 40 generali e ammiragli ebrei; nell’Annuario dell’Esercito del 1895 gli ufficiali ebrei, compresi i riservisti, risultano essere circa 700. All’epoca della Prima Guerra Mondiale si contano 21 generali di origini israelite, tra i quali Emanuele Pugliese, l’italiano più decorato in assoluto, al quale nel 1922 verrà affidata la difesa della Capitale in occasione della Marcia su Roma. Dei 5000 militari di religione ebraica che parteciparono alla prima Guerra Mondiale, i decorati furono circa 700, i caduti 420.     

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025