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Archivio di Stato di Genova

La questione della razza

La sera del 9 maggio 1936 Mussolini proclama alla folla, dal balcone di Palazzo Venezia, la rinascita dell’Impero italiano:

«Il popolo italiano ha creato col suo sangue l’Impero, lo feconderà col suo lavoro e lo difenderà contro chiunque con le sue armi.

In questa certezza suprema, levate in alto, o legionari, le insegne, il ferro e i cuori a saltare, dopo quindici secoli, la riapparizione dell’impero sui colli fatali di Roma».

Discorso di proclamazione dell'Impero

La vittoria nella guerra di Etiopia segna l’inizio di una fase politica e legislativa apertamente incentrata sui rapporti interrazziali e sul loro controllo da parte del Regime fascista, che si accompagna con una crescente propaganda di indirizzo antisemita.

Con il R.D.L. n. 880 del 19 aprile 1937 si interviene sulle relazioni familiari tra gli italiani e i nuovi sudditi:

 

Art. 1

Articolo unico.
Il cittadino italiano che nel territorio del Regno o delle Colonie tiene relazione d'indole coniugale con persona suddita dell'Africa Orientale italiana o straniera appartenente a popolazione che abbia tradizioni, costumi e concetti giuridici e sociali analoghi a quelli dei sudditi dell'Africa Orientale Italiana, è punito con la reclusione da uno a cinque anni.

Nell’ambito della politica demografica avviata da Mussolini fin dagli anni ’20, il R.D. 805 del 3 giugno 1937 istituisce l’Unione Fascista famiglie numerose.

Nel 1938 la questione ebraica viene posta in evidenza, seppure in maniera ancora apparentemente garantista, nell’Informazione diplomatica n. 14 redatta da Mussolini l’11 febbraio 1938 che anticipa l’intenzione del Regime di «far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risulti sproporzionata rispetto ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».

«Recenti polemiche giornalistiche hanno potuto suscitare in taluni ambienti stranieri l’impressione che il Governo fascista sia in procinto di inaugurare una politica antisemita.

Nei circoli responsabili romani si è in grado di affermare che tale impressione è completamente errata e si considerano le polemiche come suscitate soprattutto dal fatto che le correnti dell’antifascismo mondiale fanno regolarmente capo ad elementi ebraici. Gli ambienti responsabili romani ritengono che il problema ebraico universale lo si risolve in un modo solo: creando in qualche parte del mondo, non in Palestina, lo Stato ebraico; Stato nella piena significazione della parola, in grado quindi di rappresentare e tutelare, per le normali vie diplomatiche e consolari, tutte le masse ebraiche disperse nei diversi paesi.

Dato che anche in Italia esistono degli ebrei, non ne consegue di necessità che esista un problema ebraico specificatamente italiano. In altri paesi gli ebrei si contano a milioni, mentre in Italia, sopra una popolazione che attinge ormai i 44 milioni di abitanti, la massa degli ebrei oscilla fra le 50-60 mila unità.

Il Governo fascista non ha mai pensato, né pensa di adottare misure politiche, economiche, morali contrarie agli ebrei in quanto tali, eccettuato beninteso nel caso in cui si tratti di elementi ostili al Regime.

Il Governo fascista è inoltre risolutamente contrario a qualsiasi pressione diretta o indiretta per strappare abiure religiose o assimilazioni artificiose. La legge che regola e controlla la vita delle comunità ebraiche ha fatto buona prova e rimarrà inalterata.

Il Governo fascista si riserva tuttavia di vigilare sull’attività degli ebrei venuti di recente nel nostro Paese e di far sì che la parte degli ebrei nella vita complessiva della Nazione non risulti sproporzionata rispetto ai meriti intrinseci dei singoli e all’importanza numerica della loro comunità».

 

Il 14 febbraio 1938 il Ministero dell’interno dispone il censimento della religione professata dai propri dipendenti.

 

Il 14 luglio 1938 il Giornale d’Italia pubblica il documento Il fascismo e i problemi della razza, noto anche come “Manifesto degli scienziati razzisti”, espressione delle teorie razziste che impronteranno l’azione del governo.

 

Manifesto della razza

  1. LE RAZZE UMANE ESISTONO
  2. ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE
  3. IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO
  4. LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ È ARIANA
  5. È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI
  6. ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA
  7. È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI. Tutta l'opera che finora ha fatto il Regime in Italia è in fondo del razzismo. Frequentissimo è stato sempre nei discorsi del Capo il richiamo ai concetti di razza. La questione del razzismo in Italia deve essere trattata da un punto di vista puramente biologico, senza intenzioni filosofiche o religiose. La concezione del razzismo in Italia deve essere essenzialmente italiana e l'indirizzo ariano–nordico. Questo non vuole dire però introdurre in Italia le teorie del razzismo tedesco come sono o affermare che gli Italiani e gli Scandinavi sono la stessa cosa. Ma vuole soltanto additare agli Italiani un modello fisico e soprattutto psicologico di razza umana che per i suoi caratteri puramente europei si stacca completamente da tutte le razze extra–europee, questo vuol dire elevare l'italiano a un ideale di superiore coscienza di sé stesso e di maggiore responsabilità.
  8. È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D'EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA
  9. GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA. Dei semiti che nel corso dei secoli sono approdati sul sacro suolo della nostra Patria nulla in generale è rimasto. Anche l'occupazione araba della Sicilia nulla ha lasciato all'infuori del ricordo di qualche nome; e del resto il processo di assimilazione fu sempre rapidissimo in Italia. Gli ebrei rappresentano l'unica popolazione che non si è mai assimilata in Italia perché essa è costituita da elementi razziali non europei, diversi in modo assoluto dagli elementi che hanno dato origine agli Italiani.
  10. I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO. L'unione è ammissibile solo nell'ambito delle razze europee, nel quale caso non si deve parlare di vero e proprio ibridismo, dato che queste razze appartengono a un ceppo comune e differiscono solo per alcuni caratteri, mentre sono uguali per moltissimi altri. Il carattere puramente europeo degli Italiani viene alterato dall'incrocio con qualsiasi razza extra–europea e portatrice di una civiltà diversa dalla millenaria civiltà degli ariani.»

L’Informazione diplomatica n. 18 del 5 agosto annuncia l’imminente censimento degli ebrei italiani in funzione della limitazione della loro partecipazione alla vita dello Stato in base alla loro proporzione numerica:


«Occorre anche un forte sentimento, un forte orgoglio, una chiara onnipresente coscienza di razza. Discriminare non significa perseguitare. Questo va detto ai troppi ebrei d'Italia e di altri paese, i quali ebrei lanciano al cielo inutili lamentazioni, passando con la nota rapidità dalla invadenza e dalla superbia all'abbattimento e al panico insensato. Come fu detto chiaramente nella nota n.14 dell'Informazione diplomatica, e come si ripete oggi, il Governo fascista non ha alcun piano persecutorio contro gli ebrei in quanto tali. Si tratta di altro. Gli ebrei in Italia nel territorio metropolitano sono 44.000, secondo i dati statistici ebraici, che dovranno però essere confermati da un prossimo speciale censimento; la proporzione sarebbe quindi di un ebreo ogni mille abitanti. E' chiaro che, d'ora innanzi, la partecipazione degli ebrei alla vita globale dello Stato dovrà essere, e sarà, adeguata a tale rapporto».
 

Lo stesso giorno ha inizio la pubblicazione del quindicinale “La Difesa della Razza”, fondato dal giornalista Telesio Interlandi, che ripubblica nel primo numero il “Manifesto della razza”. La rivista sarà fino al 1943 il principale strumento propagandistico della politica razziale del Regime.

Difesa della razza

 

Il 6 agosto 1938, una circolare del ministro dell’Educazione nazionale Giuseppe Bottai imponeva l’abbonamento alla rivista a tutte le biblioteche scolastiche:

 

«Con l’uscita del primo numero della rivista La difesa della razza, diretta da Telesio Interlandi, e redatta da scrittori e professori delle nostre Università, il movimento razzista italiano, iniziatosi il 14 luglio quando fu resa nota la dichiarazione dei docenti fascisti, entra nella fase concreta dell’azione.

Il problema razziale, Voi lo sapete, è stato sempre presente allo spirito vigile del DUCE, che incessantemente ha mirato a mantenere ben chiare e distinte le prerogative di razza del nostro popolo – i suoi titoli di nobiltà – e a potenziarne i valori fisici e morali.

Era naturale e logico, era necessario che, dopo aver considerato l’aspetto quantitativo del problema e tracciato il piano della battaglia demografica, la politica del DUCE passasse ad impostare e a definire l’aspetto qualitativo dello stesso problema, ora che con la creazione dell’Impero la razza italiana è venuta in contatto con altre razze e deve perciò essere tutelata da igni pericolosa contaminazione di sangue.

La scuola superiore fascista, da cui promana la determinazione scientifica dell’unità razziale, è chiamata dal DUCE a divenire la depositaria di questo canone fondamentale e la tutrice del patrimonio intellettuale e morale che il popolo ripete da Roma.

A sua volta, la gioventù studiosa, affidata alle Vostre cure, inquadrata nei Guf <Gruppi universitari fascisti> e temprata nelle competizioni littoriali che tendono a renderne saldo lo spirito e il corpo, rappresenterà l’elemento più idoneo a comprendere l’alto valore etico e biologico di questa decisa presa di posizione del Fascismo.

E’, pertanto, mio intendimento che il periodico La difesa della razza, l’organo di maggiore importanza del movimento, sia oggetto, da parte dei docenti e dei discenti, del più vivo interesse. Ogni biblioteca universitaria dovrà esserne provvista e i docenti dovranno leggerlo, consultarlo, commentarlo per assimilarne lo spirito che lo informa, per farsene i propagatori e i divulgatori.

Anche in questo campo gli Atenei, ne sono certo, saranno in linea e concorreranno al raggiungimento di quelle mete che il Regime si prefigge di conseguire a salvaguardia del genio della razza.

Gradirò assicurazione e notizia dei provvedimenti adottati».

 

Nel mese di agosto si svolgono in tutte le Provincie d’Italia le operazioni del censimento dei cittadini di religione ebraica.

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025