La Delegazione per l’Assistenza degli Emigranti Ebrei (DELASEM), l’organizzazione che dopo l’emanazione delle leggi razziali riuscirà a mettere in salvo migliaia di persone, nasce in maniera del tutto legale il 1° dicembre 1939 grazie a Dante Almansi, funzionario parmense del Ministero dell’Interno collocato a riposo a causa delle disposizioni antisemite, e all’avvocato genovese Lelio Vittorio Valobra, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’Unione delle Comunità israelitiche in Italia. Fino all’armistizio dell’8 settembre 1943 la DELASEM, la cui sede centrale era stata posta a Genova, godette della tolleranza del regime fascista, in ragione degli scopi assistenziali ai quali era – almeno ufficialmente – rivolta la sua attività. Finanziata da enti ebraici internazionali (l’American Joint Distribution Committee e l'Hebrew Immigrant Aid Service), da benefattori e dai contributi delle comunità ebraiche italiane, godette anche dell’appoggio della Chiesa cattolica. La DELASEM si occupò degli ebrei stranieri internati nei campi di concentramento allestiti in Italia dopo il giugno 1940 (Ferramonti, Campagna, Alberobello ecc.), migliorandone le condizioni di vita e favorendone l’emigrazione in paesi neutrali.
Dopo l’8 settembre 1943 l’organizzazione continuò ad operare in clandestinità con l’aiuto della Curia di Genova, guidata dal cardinale Pietro Boetto che non esitò a scagliare la scomunica contro chiunque «con lettere anonime, o sotto falso nome, avesse calunniosamente accusato presso le Autorità Religiose, o Militari, o Civili qualunque persona di qualunque grado o condizione, di colpe morali o politiche, o di trasgressioni alle leggi ed ordinanze emesse dalle competenti Autorità» (Brizzolari, p. 321). Nel novembre 1943 Valobra, ormai ricercato, fu costretto a rifugiarsi in Svizzera e molti dei suoi collaboratori vennero catturati. La sede di Genova continuò ad operare grazie a Massimo Teglio, la leggendaria “Primula Rossa”, e al rabbino capo della Comunità ebraica genovese, Riccardo Pacifici, coadiuvati dai vertici della Curia genovese: il Cardinale Boetto, il suo segretario don Pietro Repetto, i sacerdoti don Carlo Salvi e don Emanuele Levrero, che verranno tutti insigniti del titolo di “Giusto tra le Nazioni” dallo Yah Vashem, l’Ente Nazionale per la memoria della Shoah di Israele. Con loro operarono semplici cittadini, militari e membri della Resistenza italiana.
Dopo la fine della guerra la DELASEM continuò ad operare per la ricongiunzione delle famiglie disperse e l’organizzazione dell’emigrazione verso la Palestina.
Il fondo Prefettura dell’Archivio di Stato di Genova conserva una serie di telegrammi, raccolti in copia come “sospetti”, che rappresentano una fonte straordinaria per comprendere l’attività dell’organizzazione. I rapporti della Questura che a volte li accompagnano sono una chiara dimostrazione del fatto che le autorità si tenevano bene al corrente dell’operato della DELASEM, anche se di fatto non la ostacolavano.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 2
R. Questura di Genova
Divisione Gab.
Genova, 5 febbraio 1941 – A. XIX°
Fonogramma in copia Riservato - Raccomandato
Al Prefetto di Genova
Oggetto:
Il mittente del noto telegramma diretto a Zabotin Adelheid – Bagnoreggio – è stato identificato per l’ebreo discriminato Valobra Vittorio di Italo, nato a Genova il 2.3.2900, avvocato, qui abitante in Piazza della Vittoria 4/9, il quale, come è noto, è un esponente dell’unione delle comunità israelitiche italiane e dirigente la delegazione assistenziale per gli emigranti ebrei di Genova. La destinataria è una ebrea straniera, internata a Bagnoreggio. La predetta, essendo intenzionata di emigrare negli Stati Uniti d’America, si è rivolta al sopraccennato per avere delucidazioni in merito ed il Valobra, col telegramma, la consiglia di trasferire a Lisbona, tramite la banca Americana Express Company, l’importo necessario per l’acquisto del biglietto da Lisbona a New-York, in dollari. La consiglia inoltre a rinunciare al trasferimento per risparmiare la spesa di lire 400. Provveduto per l’inoltro.
Il Questore
F°. Manna
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 2
R. Questura di Genova
Divisione Gab.
Genova, 12 febbraio 1941 – A. XIX°
Riservato urgente
Al Prefetto di Genova
Oggetto: Fonogramma in copia
Il mittente del telegramma diretto Delasen – Piazza Colombo 7 – Genova – è stato identificato per Mosauer (non Moscaure) Karl di Bernard ebreo tedesco, già residente a Genova – Nervi ed internato a Longonegro, assieme alla moglie Plessner Rosa. Destinatario è il Delasem, ente per l’assistenza degli ebrei, che si interessa per l’espletamento di pratiche relative all’emigrazione dei sopraccennati. Dagli accertamenti eseguiti in merito al contenuto del dispaccio è risultato che il Mosauer, essendo intenzionato di emigrare negli Stati Uniti d’America, col telegramma informa il predetto ente che il denaro per le spese di viaggio provvederanno a spedirlo i suoi figli.
Il Questore
F.to Manna
Malgrado gli sforzi, non sempre l’impegno di Valobra è coronato da successo.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
Moses Moritz Mayer, ebreo tedesco nato nel 1885, mercante di vini, e la moglie Irma vengono deportati nel ghetto di Piaski, in Polonia, dove giungono il 25 marzo 1942. Moriranno entrambi nel 1943 nel campo di concentramento polacco di Belzec. Nel loro luogo di residenza a Worms, in Andreasstrasse 23, sono state collocate in loro memoria due pietre di inciampo.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
Hilde Weber, nata il 26 ottobre 1924 a Monaco di Baviera, era una delle tre figlie di Hans e Jette Weber, che nel luglio del 1939 erano emigrati a Milano con la figlia Ruth. L’altra sorella, Erna, emigrò in Gran Bretagna con il marito. Hilde fu internata nel campo di lavoro di Lohhof fino al 4 aprile 1942, quando fu deportata a Piaski, da dove non fece ritorno.
Alcuni telegrammi riguardano il tentativo – che sembrerebbe coronato da successo - di mettere in salvo una bambina, Miriam Silberdrath, accolta nell’orfanotrofio ebraico di Torino.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
Nella primavera del 1942 Valobra riuscì a mettere in salvo 42 bambini ebrei dell’Europa orientale le cui famiglie erano state uccise dai nazisti, portandoli prima a Lubiana, quindi, l’anno seguente, a Villa Emma presso Nonantola, dove rimasero protetti fino alla fine della guerra.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
La DELASEM si occupava anche dell’assistenza agli ebrei che affluivano nei campi di internamento italiani da Rodi e dalle isole italiane dell’Egeo, talvolta sopravvissuti al naufragio della loro nave.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
All’assistenza materiale si accompagnava quella spirituale, che si manifestava nell’invio del necessario per la celebrazione delle feste religiose e nelle visite del rabbino Pacifici ai campi di internamento.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
La ricerca di fondi per le opere di assistenza era una costante nell’attività della DELASEM, spesso costretta a sollecitare l’invio dei contributi.
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 127, fasc. 3
L’attività di Massimo Teglio, che si svolge nel periodo della clandestinità, non è testimoniata nella raccolta di telegrammi. Il suo nome figura nel censimento del 1938 come residente nel sestiere di San Vincenzo (n. 142), dove abitava anche il rabbino Riccardo Pacifici (n. 113).
ASGe, Prefettura italiana 1879-1945, ex Sala 21, n. 182