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Archivio di Stato di Genova

La Repubblica Sociale Italiana

La Repubblica Sociale Italiana (1943-1945)

La caduta del fascismo, a seguito del voto del Gran Consiglio riunito nella notte tra il 24 e il 25 luglio, viene sostanzialmente accolta con indifferenza, addirittura con sollievo, dalla maggior parte degli italiani. La disastrosa conduzione della guerra, il crollo del fronte africano e i bombardamenti delle città da parte degli Alleati hanno da tempo minato il consenso di cui Mussolini aveva goduto per anni e ormai nemmeno la macchina propagandistica del regime può cancellare le rovine delle città distrutte e l’impressione destata dal ritorno di migliaia di profughi dall’Africa Orientale Italiana.

Il 24 giugno, nel suo ultimo discorso al Direttorio del Partito, a Palazzo Venezia, Mussolini discetta sulla necessità di «distinguere tra “sbarco”, che è possibile, “penetrazione”, e, finalmente, “invasione”», dicendosi certo della vittoria. «Bisogna che non appena il nemico tenterà di sbarcare, sia congelato su quella linea che i marinai chiamano del “bagnasciuga”, la linea della sabbia dove l’acqua finisce e comincia la terra. Se per avventura dovessero penetrare, bisogna che le forze di riserva, che ci sono, si precipitino sugli sbarcati, annientandoli sino all’ultimo uomo. Di modo che si possa dire che essi hanno occupato un lembo della nostra patria, ma l’hanno occupato rimanendo per sempre in una posizione orizzontale, non verticale. Il dovere dei fascisti è questo: dare questa sensazione, e, più che una speranza, la certezza assoluta, dovuta ad una decisione ferrea, incrollabile, granitica. Così il Partito si avvia ad adempiere la sua funzione in questo formidabile momento».

Lo sbarco degli Alleati in Sicilia, il 10 luglio 1943, e la loro inarrestabile avanzata, grazie anche alla quasi totale mancanza di resistenza, rappresentano il colpo di grazia per il Regime. L’arresto di Mussolini per ordine del re Vittorio Emanuele, la nomina di Pietro Badoglio a primo ministro e lo scioglimento del Partito Nazionale Fascista, del Gran Consiglio e del Tribunale Speciale sono salutati con entusiasmo anche da tutti gli organi di stampa.

Nonostante le speranze riposte in lui dai cittadini di religione ebraica, Badoglio si limita nei loro confronti a pochi provvedimenti di carattere non sostanziale, quali la chiusura dell’Ufficio Studi e propaganda sulla Razza e l’abolizione delle ultime norme promulgate da Mussolini per istituire per gli ebrei italiani campi di internamento e di lavoro.

L’8 settembre il Secolo XIX dedica un trafiletto alla prossima abrogazione delle leggi razziali, annunciata da informazioni attendibili e grazie alla quale «tutti i cittadini italiani di razza ebraica potranno così riavere ... i diritti di cui erano privati e saranno riammessi alla piena parità con tutti gli altri cittadini». Il giorno stesso, alle 19.45, l’EIAR, Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche, interrompe le trasmissioni per diffondere il discorso di Badoglio che annuncia l’Armistizio stipulato con gli Alleati il 3 settembre.

 

Il 9 settembre i sovrani e il principe ereditario, insieme con Badoglio e diversi generali dello Stato Maggiore, si rifugiano nel Sud Italia senza dare alcuna informazione o direttiva alle forze armate. La maggior parte dei soldati dell’esercito viene catturata dalle truppe tedesche, che occupano l’Italia settentrionale e centrale, fino a Roma. Il 12 settembre Benito Mussolini, detenuto a Campo Imperatore, sul Gran Sasso, viene liberato per ordine di Hitler da un gruppo di paracadutisti tedeschi; il 18 annuncia attraverso Radio Monaco la nascita di un nuovo Stato fascista, che prenderà il nome di Repubblica Sociale Italiana, mentre i nazisti annettono le regioni di Trento e Trieste, in cui assumono i pieni poteri.

 

 

La persecuzione

Le reazioni

La confisca dei beni

Il sequestro delle rendite

Lo scioglimento delle comunità ebraiche

 

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Ultimo aggiornamento: 09/05/2025